sabato 16 aprile 2016

Oksana Chusovitina a caccia della sua settima Olimpiade

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Inizia oggi a Rio de Janeiro il test event di Ginnastica Artistica che è chiamato a assegnare gli ultimi posti per i Giochi Olimpici: da 29 a 32 in campo maschile e 35 o 36 in campo femminile. Tra le ginnaste che ambiscono al posto olimpico vi è l'uzbeka Oksana Chusovitina che il 28 luglio 1992 per la prima volta salì su una pedana a cinque cerchi con i colori della Comunità degli Stati Indipendenti dopo aver esordito l'anno prima, sedicenne, sotto la bandiera dell'Unione Sovietica ai Campionati Mondiali conquistando l'Oro individuale nel Corpo Libero, l'Argento nel Volteggio che nel tempo divenne la specialità della casa e l'Oro nel Concorso a Squadre. Alle sue prime Olimpiadi, al Palau San Jordi, la Chusovitina contribuì all'Oro a squadre e chiuse al settimo posto la finale del Corpo Libero, mancando la qualificazione alle finali negli altri attrezzi.


Da allora la ginnasta di Bukhara non mancò più un appuntamento olimpico e ora, a 40 anni suonati (se si qualificasse parteciperebbe ai Giochi dopo aver spento la quarantunesima candelina) prova a partecipare alla settima Olimpiade. Un record nella Ginnastica Artistica (al maschile e al femminile) dove già con le 6 precedenti partecipazioni la Chusovitina è unica, non un record in assoluto in campo femminile; più longeva di lei rimarrebbe solo Josefa Idem con le sue otto partecipazioni, due con la bandiera della Germania Ovest, sei con l'Italia. A quota sette la ginnasta uzbeka raggiungerebbe Merlene Ottey (Atletica), Jeannie Longo (Ciclismo), Anky van Grunsven (Equitazione), Kerstin Palm (Svezia), Lesley Thompson (Canottaggio), Jasna Sekaric (Tiro) mentre un caso a parte è quello di Seiko Hashimoto che ha partecipato sì a 7 Giochi ma in soli 12 anni impegnata sia nel Pattinaggio di Velocità, sia nel Ciclismo.

La Chusovitina, nelle sue sei partecipazioni olimpiche, ha gareggiato sotto tre bandiere, situazione non unica per le atlete sovietiche a cavallo della caduta del Muro. La sistemazione sotto l'egida della Comunità degli Stati Indipendenti fu, come si ricorda, un escamotage per permette agli atleti sovietici di partecipare alle Olimpiadi di Barcellona mentre l'impero si stava sgretolando. Ritornata a casa Oksana scelse di accasarsi nella Federazione natia dell'Uzbekistan e per la squadra di Tashkent partecipò a tre edizioni non riuscendo mai a raggiungere nell'appuntamento a cinque cerchi i successi ottenuti ai Campionati Mondiali e Asiatici. A Atlanta, nel 1996, si qualifica solo per la finale del Concorso Individuale chiudendo al decimo posto; quattro anni dopo a Sydney non supera le qualificazione mentre nel 2004, ad Atene, chiuse al novantesimo posto le qualificazioni del Concorso Individuale.

Da un paio d'anni, Oksana si era trasferita in Germania per garantire le migliori cure al figlio colpito da leucemia e si stava allenando con i ginnasti tedeschi: la cittadinanza tedesca le arriva, come previsto dalle leggi dopo tre anni di residenza, nel 2006 e la Chusovitina inizia a gareggiare con i colori della Germania con i quali si presenta alle Olimpiadi di Pechino dove è la più anziana ginnasta tra le partecipanti. E a Pechino, a 33 anni, vince la sua prima, e unica, medaglia olimpica individuale, l'Argento nel Volteggio. Nel 2009 annuncia il suo ritiro ma il richiamo delle pedane è troppo forte e già l'anno successivo è di nuovo in gara. Quattro anni fa, a Londra, è ai nastri di partenza della sua sesta Olimpiadi e a 37 anni ottiene il quinto posto nel Volteggio. Dopo la competizione dichiara "E' stato l'ultimo salto della mia vita. A Rio sarò solo come spettatrice". Un anno dopo, spinta da ragioni "sentimentali" decide di ritornare alle gare per il suo paese, l'Uzbekistan e nei prossimi giorni sapremo se la settima Olimpiade sarà sua.





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