sabato 30 aprile 2016

Il ritorno di Schwazer: tra diritto, opportunità e giustizialismo all'italiana

Foto di FIDAL COLOMBO/FIDAL
Nei confronti di Alex Schwazer vivo i sentimenti dell'amante tradito: un amore nato all'alba di un giorno dell'agosto del 2008 non tanto o non solo per una strepitosa medaglia d'oro ma per le dichiarazioni nel dopo-gara contro ogni forma di doping, un manifesto della pulizia, un impegno per la vita. Un impegno tradito 4 anni dopo all'avvicinarsi delle Olimpiadi di Londra in una vicenda della quale i contorni e le complicità non si conoscono, e forse non si conosceranno mai, ma nella quale è emersa una scelta consapevole di andare contro il suo manifesto personale di quattro anni prima. E come amante tradito ogni volta che mi avvicino alla parabola di Alex faccio fatica a mantenere l'obiettività necessaria a chi vuole fare informazione.

Ieri il marciatore di Calice di Racines ha finito di scontare la sua squalifica, una esclusione dalle gare di 3 anni e nove mesi, praticamente senza sconti. Dal punto di vista strettamente personale posso anche ritenere che il codice antidoping dovrebbe essere più punitivo, l'atletica insomma non è la vita e non necessariamente deve applicarsi il principio della seconda occasioni, ma poco conto il mio pensiero: la legge è diversa e come tale va rispettata. Secondo la legge sportiva, Schwazer ha scontato la sua pena e ha quindi il diritto di ritornare a gareggiare.
In questi tre anni e mezzo molte voci si sono sollevate dal mondo dello sport su questo tema: prese di posizione durissime al momento dell'evidenza del reato, prese di posizione altrettanto dure quando Alex ha iniziato un nuovo percorso. Qualcuno ci ha messo la faccia, ricordo una mia intervista allo schermidore Paolo Pizzo, in molti si sono palesati come leoni da tastiera che quando messi di fronte a un microfono si sono trasformati in gattini spiumati.

Sinceramente considero le parole scritte nei giorni scorsi da Gianmarco Tamberi intempestive, inopportune e di una virulenza che poco si concilia con i valori dello sport e delle Forze Armate della quali il campione del mondo indoor di Salto in Alto fa parte. Intempestive, o meglio troppo tempestive, perchè arrivate esattamante nel momento nel quale il marciatore aveva finito di scontare la pena, inopportune perchè non vi è alcuna carta etica che tenga di fronte al ritorno all'esercizio dei "diritti" sportivi una volta scontata la pena (e negli ultimi anni alcune sentenze del TAS lo hanno dimostrato) e virulente perchè il concetto "vergogna dell'Italia" per quanto ognuno lo possa pensare è decisamente eccessivo. Al carro di Tamberi si sono aggiunti altri atleti, noi abbiamo visto le reazioni di Galvan e di Fabio Cerutti e la lettera di Luciano Barra ora presidente onorario della federazione europea e a fine anni Ottanta segretario di una FIDAL che molti vorrebbero dimenticare.

Schwazer cone tutti coloro che hanno pagato e scontato una pena merita rispetto come ha detto il professor Donati e proprio dal momento nel quale si è costituito il binomio Alex-Donati (senza dimenticare il resto del team che si è impegnato per il recupero sportivo del marciatore) a nostro giudizio si è scatenato un accerchiamento del quale le ultime dichiarazioni non saranno le ultime manifestazioni. Come avvenuto molte volte in questi decenni si è assistito a nuovi tentativi di screditare il professore, alfiere della lotta al doping e alla corruzione nel nostro sport. Si è attaccato lo stile di marcia di Alex e via discorrendo. L'entourage di Schwazer dopo una controproducente sovraesposizione mediatica nei primi mesi del progetto ha corretto il tiro togliendo la possibilità di usare il marciatore come facile bersaglio del fuoco di coloro che si oppongono con tutte le forze a un suo ritorno in gara dimenticando una situazione non certo specchiata dell'Atletica italiana dove ancora non si è capito chi abbia permesso e favorito l'enorme falla dei whereabout partiti, non partiti, arrivati, mai arrivati. Gli atleti sono stati tutti scagionati dalla giustizia sportiva ma se da un lato un responsabile di una tale situazione deve pur esserci, dall'altra stupisce che coloro che ora sostengono la forza dell'essere puliti trovandosi di fronte a comunicazioni frammentarie e contraddittorie per le mancate notifiche non ci abbiano mai messo la faccia con pari convinzione denunciando una situazione insostenibile che non permetteva di comprendere se qualcuno potesse approfittarsene di tale confusione.

Un giustizialismo a orologeria che, a prescindere dalle emozioni personali, fa riflettere. Non sappiamo ancora, ma sarà questione di ore, se Alex Schwazer sarà convocato per la Coppa del Mondo di Roma: forse l'unico punto da valutare per ragioni di equità sportiva è proprio se in assenza di risultati negli ultimi tre anni e mezzo e soprattutto in una situazione dopo il termine ultimo delle iscrizioni con eventuale multa a carico della FIDAL una convocazione sia opportuna. Una mancata partecipazione alla Coppa del Mondo non vanificherebbe la possibilità di Schwazer di partecipare alle Olimpiadi pur rischiando di avere impatti sulla sua efficienza. Il termin ultimo per l'ottenimento del minimo IAAF è infatti l'11 luglio e il 18 giugno a Dublino si svolgerà una prova del Grand Prix sui 50 km. Certo due soli mesi tra due impegni nella distanza più massacrante del programma potrebbero lasciare scorie difficili da smaltire.


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