sabato 23 aprile 2016

Rio 2016: martedì un rifugiato siriano porterà la fiaccola in un campo profughi

Una osservazione va fatta sul Comitato Olimpico di questi tempi: pur navigando acque tempestose a Losanna si è deciso di dedicare una particolare attenzione al tema dei rifugiati. Saranno scelte simboliche ma rappresentano gocce significative. Prima, alcuni mesi fa, l'annuncio di una compagine di atleti in rappresentanza dei rifugiati di tutto il mondo alle Olimpiadi di Rio tra pochi mesi; e ora l'annuncio fatto da Jacques Rogge, oggi solo presidente onorario del CIO ma Ambasciatore del Segretario Generale dell'ONU per la Gioventù Rifugiata e lo Sport, che un rifugiato nei prossimi giorni ad Atene porterà la fiamma olimpica.
"Porterò la fiamma per me stesso ma anche per i siriani, per i rifugiati ovunque essi siano, per la Grecia e per lo sport": sono le parole di Ibrahim Al-Hussein che sarà il protagonista di questo piccolo ma significativo gesto che avrà luogo martedì 26 aprile attraversando un campo di accoglienza dove vivono 1500 rifugiati a Eleonas. Cresciuto a Deir ez-Zor, Ibrahim, che ora ha 27 anni, prima della guerra trascorreva il suo tempo a nuotare, in piscina e nell'Eufrate sulle cui rive viveva. Un giorno, in piena guerra, corse per aiutare un amico seriamente ferito e fu raggiunto da una bomba. La sua gamba destra richiese l'amputazione a metà del polpaccio e l'anno successivo si trasferì in Turchia dove iniziò la rieducazione. Nel 2014 l'odissea di Ibrahim continuò: dalla Turchia all'isola greca di Samos in gommone per iniziare una nuova vita. Nessuna foto, nessun ricordo tangibile dei suoi anni in Siria, il nuotatore, giunto in Grecia, ha ottenuto il supporto di una associazione no-profit e gli è stato riconosciuto il diritto di asilo. Ora lavora 10 ore per notte in un bar e di giorno è ritornato in piscina a nuotare e ha scoperto anche il basket in carrozzina.

Lo sport non può risolvere tutti i problemi, ma sicuramente può contribuire a riportare la speranza, come ha chiosato Jacques Rogge.


Fonte: Bearing the Olympic Torch, UNCHR website
Foto: UNHCR/Yorgos Kyvernitis

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