lunedì 11 aprile 2016

Le medaglie d'Oro italiane. 198 o 199?

"Cento e non ancora cento", volendo parafrasare le profezie la storia della partecipazione italiana alle Olimpiadi estive ha sfiorato a Londra 2012 la soglia delle 200 medaglie d'Oro con un mistero: se manchino uno o due titoli olimpici per infrangere la barriera.

Secondo i dati ufficiali del CIO gli Ori italiani sono 198, secondo il CONI e molti statistici di fama internazionale dell'ultimo ventennio sono 199. Il disallineamento va fatto risalire ai Giochi di Parigi del 1900, una delle due Olimpiadi farsa con quella successiva di St.Louis dove la gestione sportiva fu sottratta o ceduta dal neonato movimento olimpico agli organizzatori delle rispettive Esposizioni Universali con risvolti che dimostrano come la sopravvivenza del movimento olimpico fosse scritta negli astri più che nelle vicende umane,


"Concours d'Exercices physiques et de Sports" è il nome dato all'insieme di tutte le prove sportive che dal 14 maggio al 28 ottobre 1900 accompagnarono l'Expo parigina. Nessuno ai tempi li chiamò Giochi Olimpici e di fatto furono una sequela di eventi di varia natura: discipline difficili da immaginare come il Nuoto ad Ostacoli, gare regionali, nazionali o internazionali, gare riservate a singole categorie (professionisti, dilettanti, allievi e via discorrendo), nessuna medaglia ma trofei, coppe, premi di varia natura. Solo ex-post, nel 1912, il Comitato Olimpico cercò di fare ordine e sulla base del rapporto ufficiale della sezione sportiva dell'Esposizione Universale riconobbe 85 eventi tra i quali nel Ciclismo solo la prova della Velocità vinta dal francese Georges Taillandier alla quale parteciparono 7 ciclisti italiani, tre dei quali raggiunsero i quarti di finale: Antonio Restelli, Giacomo Stratta e Enrico Brusoni.

Il lavoro degli statistici, il primo dei quali lo statunitense Mallon nel 1998, portò a rivalutare tutte le gare della kermesse parigina e determinare sulla base delle 4 caratteristiche fondamentali per l'olimpismo (dilettantismo, nessuna gara ad handicap, campo di partecipanti internazionale e nessun criterio restrittivo di partecipazione) l'ingresso a pieno titolo nel novero delle prove olimpiche di una decina di gare trascurate dal CIO. Tra queste la Corsa a Punti o Course de Primes (Gara di Volate tradotto letteralmente) nel Ciclismo su Pista prova disputata il 15 settembre nel Velodromo di Vincennes. Il quotidiano La Stampa dell'epoca ne dà resoconto come una prova, la gara poursuite dilettanti della sesta giornata del Criterium ciclistico dell'Esposizione, la Gazzetta dello Sport ne narra l'andamento.

La prova è vinta da Enrico Brusoni, citato dalle cronache dell'epoca come Ernesto Maria: il ventunenne aretino vince il secondo, il terzo, il quinto e l' ottavo sprint e, ormai sicuro della vittoria ai punto, si impegna anche nell' ultima volata, vincendo anche quella. "Come vedete, il trionfatore della giornata fu il vostro connazionale che fu a lungo applaudito" commenta La Stampa riferendosi anche alla vittoria quello stesso giorno nella prova a handicap; La Gazzetta dello Sport ricorda come Brusoni esibisse una corsa impressionante come velocità, resistenza ed energia.
Nel ciclismo dei pionieri non vi era spazio per la specializzazione, Brusoni nel 1901 vinse il titolo italiano nella Velocità e l'anno successivo passò professionista dove vinse le Gran Fondo del 1902 e del 1904, gare massacranti di 600 chilometri nella Pianura Padana. E' suo il dibattuto titolo olimpico numero 199 dell'Italia, il secondo in ordine cronologico della storia tricolore ai Giochi Olimpici arrivato, senza che gli interessati lo sapessero, tre mesi dopo la vittoria del Conte Giangiorgio Trissino nella prova equestre del Salto in Alto.


Fonti:
- Parigi, un oro cent' anni dopo, Elio Trifari e Sergio Ghisleni, Gazzetta dello Sport, 8 luglio 2000
- La Stampa, pagina 3, 16 settembre 1900
- Journal of Olympic History, Vol.16 Special Edition 2008
- The 1900 Olympic Games Results for All Competitors in All Events, with Commentary, Bill Mallon, 1998
- Olympic or Not?, Herman de Wael, Journal of Olympic History, Volume 11, January 2003
- "Le corse dimenticate” (Primo volume), Maurizio Ricci 2012

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